Associazione Italiana Sommeliers
Delegazione di Cremona

DEGUSTAZIONE:
"Syrah in Italia e nel mondo"

con Daniel Thomases

17 marzo 2003

 

Hotel Ponte di Rialto - Crema


"Laila Laila tu

Laila Laila ah ...

la tua bocca nasconde tre cose:

bianche perle in fila,

un profumo d'erba

ed un sorso di vino di Shiraz ..."

Angelo Branduardi, parole d'amore tradotte da Anonimo del Nepal.

 

Un altro evento con la E maiuscola, organizzato dalla Delegazione AIS di Cremona, si è svolto lunedì 17 marzo a Crema presso l'Hotel Ponte Rialto. Il titolo, "Syrah in Italia e nel mondo", già predispone a qualcosa di interessante e suggestivo. Ma questa volta Delfina Piana, delegato provinciale, è andata oltre una degustazione di otto Syrah in purezza prodotti sia in Italia che nel resto del mondo, avendo anche "sognato" di portare a raccontare questo vitigno e guidare la degustazione un giornalista del calibro di Daniel Thomases.

Il sogno si è poi realizzato, e l'emozione nella voce di Delfina durante la presentazione era palpabile, così pure nei suoi occhi tutta la soddisfazione di avere potuto offrire al pubblico che ha gremito la sala una serata davvero speciale. E Thomases non ha davvero deluso le aspettative, tenendo il timone con professionalità, disponibilità e voglia di farsi capire, senza fare pesare in alcun modo la sua esperienza. Insieme a lui Luca Bandirali, presidente dell'A.I.S. della Lombardia ed Enrico Fossi, produttore toscano che ha il Syrah nella sua vigna e che produce uno degli otto vini in degustazione, hanno completato il lotto dei presenti al tavolo dei conduttori dell'evento. Nella prima parte della serata il giornalista americano ha parlato del vitigno, un discorso ampio e interessante che qui riassumiamo.

L'origine del vitigno è indubbiamente francese, nonostante una suggestiva teoria secondo la quale il suo nome derivi da Shiraz, città iraniana, e che da qui sia arrivato in Europa diversi secoli fa, precisamente in Francia, grazie a un cavaliere crociato. In realtà un'analisi basata sul DNA ha dimostrato che il Syrah è un incrocio tra due uve francesi di scarsa notorietà, la Mondeuse blanc e la Dureza.

Pur essendo francese, il Syrah non è diffusissimo in Francia. La sua zona storica, e anche quella dove raggiunge le migliori espressioni, è l'alta valle del Rodano, una sessantina di chilometri lungo il corso del fiume delimitati dalle città di Lione a nord e Valence a sud. Qui i terreni hanno una composizione particolare, con granito e silice come componenti principali, e sono sovente in forte pendenza e terrazzati, con condizioni che costringono il viticoltore ad un lavoro in vigna interamente manuale. Questo aspetto, unito al fatto che il Syrah è un'uva non facile da lavorare, ha provocato l'abbandono di parte dei vigneti fino a un passato molto recente. Fortunatamente l'interesse rinato di recente intorno a questo vitigno ha fatto si che, attualmente, siano circa duemila gli ettari di estensione complessiva su cui si estendono le cinque AOC della zona, cioè Saint-Joseph, Cornas, Côte Rotie, Crozes Hermitage ed Hermitage, nome, quest'ultimo, che è storicamente legato ai migliori Syrah conosciuti nel mondo. Nei piccoli terrazzamenti di queste AOC i vigneti sono generalmente molto fitti, e non c'è da stupirsi visto che siamo in Francia: il clima, mite in inverno e molto caldo in estate, è utile complemento del "terroir" per raggiungere gli straordinari risultati in termini di eleganza, longevità e riconoscibilità nelle caratteristiche organolettiche che caratterizzano le migliori espressioni del vitigno. Fuori da queste zone, il Syrah è presente, più a sud, nel Languedoc-Roussillon, dove viene usato come complementare dei vitigni Carignan e Grenache.

Estremamente significativa è pure la presenza del vitigno in Australia, dove pare vi sia stato introdotto nell'ottocento dagli inglesi, che già conoscevano e apprezzavano i vini dell'Hermitage. In Australia il Syrah ha mutato nome in Shiraz ed è divenuta in breve tempo un'uva molto coltivata e rappresentativa di alcune regioni, come la Barossa Valley nell'Australia Meridionale e la Hunter Valley nel Nuovo Galles del Sud. La grandissima diffusione del vitigno, e talune sue interpretazioni poco felici, non hanno giovato però al suo blasone, e nel tempo molti produttori lo hanno eliminato a favore di altri vitigni internazionali, soprattutto Cabernet Sauvignon. Come in Francia l'interesse è però recentemente rinato e si è ricominciato a piantare Shiraz. I vini prodotti in Australia hanno caratteristiche diverse rispetto a quelli francesi, grazie anche all'influenza del clima, che è molto più caldo e all'uso, spesso massiccio, di rovere americano. Molta più potenza, quindi, con grandi tenori alcolici e spessore nel corpo, e toni speziati, talvolta sovrastanti, conferiti dal legno. A riguardo però, e lo apprendo dall'ultimo numero della rivista inglese Decanter, che dedica alcune pagine agli Shiraz della Barossa Valley, pare che la tendenza stia cambiando e produttori lungimiranti stiano puntando a fare vini meno alcolici, meno potenti, meno caratterizzati dal legno ma più eleganti. Il fatto è interessante e spero induca alla riflessione molti produttori di casa nostra, un po' inclini a interpretare il vino, ma soprattutto i nostri nobili vitigni, secondo questi concetti di esasperazione che sembrano però, e lo speriamo, sul viale del tramonto.

E restando a casa nostra, Thomases ha indicato in Toscana e Sicilia le zone di maggiore presenza di questo vitigno, pur rimarcandone la presenza anche in altre regioni, ma in modo più sporadico. Isole e Olena, che è stata la prima azienda a produrre dal Syrah un vino degno di nota, è stata seguita nell'esperienza da altre aziende, con risultati non sempre però all'altezza della situazione, poiché il Syrah è un vitigno molto esigente e richiede il terroir giusto per esprimere al meglio le proprie caratteristiche. Forse molti lo hanno piantato avventatamente pensando che fosse l'ennesimo vitigno ubiquitario: di sicuro in Italia è spesso usato come vitigno complementare del Sangiovese, in Toscana, e del Nero d'Avola, in Sicilia. Non di rado capita di sentire viticoltori che lo hanno espiantato, insoddisfatti dei risultati.

A questo punto la parola è passata al bicchiere e per inquadrare l'argomento è opportuno dare delle linee guida sulle caratteristiche che i vini dovrebbero avere. Il colore dovrebbe essere molto scuro, profondo, con riflessi violacei in gioventù. Il naso dovrebbe essere ampio, con sentori di frutta rossa, di pepe, e sentori animali, "di selvaggina" per usare un'espressione di Thomases, mentre in bocca dovrebbe essere vellutato.

Degli otto Syrah presentati sei erano italiani, uno francese e uno australiano. Molte delle considerazioni introduttive di Thomases sono state ritrovate nella maggioranza dei vini presentati, che vi elenchiamo insieme a delle brevi note di degustazione.

 

Riccardo Modesti

rmodesti@winereport.com

 


 

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