Associazione Italiana Sommeliers
Delegazione di Cremona

Una serata con PLANETA

24 Giugno 2002

Hotel Ponte di Rialto - Crema

Alessio Planeta è un siciliano innamorato della sua terra e possiede l'ammirevole dote di fartene partecipe. Con lui ci siamo immersi nel calore e nei profumi che questa terra da sempre ci favorisce. L'affabilità e la franchezza dei suoi modi trovano piena corrispondenza nei vini che abbiamo potuto assaporare insieme nell'affollata sala del Hotel Ponte di Rialto, in Crema .

L'azienda Planeta: uno zio, Diego, sperimentatore botanico, e tre affiatati cugini, Alessio, Santi e Francesca, che decidono, sull'onda del risveglio del mondo enologico, di modificare l'assetto dell'azienda di famiglia. Nel 1985 si cominciano ad eliminare i pascoli e i seminativi per impiantare vitis vinifera. La selezione varietale delle vigne è lo sbocco naturale della filosofia produttiva che s'ispira a semplici, ma vincenti principi:
1) valorizzare i vitigni regionali, dopo averli sperimentati in microvinificazioni in purezza, per scegliere le varietà più interessanti;
2) valorizzare qualitativamente alcune doc regionali di particolare interesse (zona di Noto);
3) creare un nuovo stile enologico tramite la vinificazione di vitigni internazionali, alcolici e ricchi di sostanze estrattive, di beva complessa e di lungo affinamento in cantina;
4) ampliare la produzione di vini bianchi aromatici e strutturati; una nicchia di mercato ancora poco sfruttata (Moscato di Noto e Fiano in purezza).

La degustazione si è aperta con " La Segreta Bianco" vendemmia 2001, il bianco base dell'azienda con un ottimo rapporto qualità prezzo, da vitigni Grecanico per il 60%, Chardonnay 20%, Sauvignon blanc 10 % e Viognier 10%. All'esame olfattivo questo vino spicca per quella particolare e ampia aromaticità del sud, fatta di buccia d'arancia e mango; non mancano note fresche e spezziate come la menta. Un vino che va apprezzato entro i 2 anni dalla messa in commercio. Il Grecanico è un'uva che regala eleganza e finezza senza essere potente e assicura quel contatto con il territorio che è da sempre un punto fermo nelle sperimentazioni dell'azienda. Il Viognier si adatta bene ai climi caldi: è presente in California e in Australia. Questa non è una scelta casuale: l'enologo è infatti un piemontese da anni trapiantato in Australia.

Il secondo vino in degustazione è stato "La Segreta Rosso" vendemmia 2001, l'altro vino base dell'azienda, prodotto con uve Nero d'Avola al 60 %, Merlot 20% e Shiraz 20%. Di beva giovane e versatile negli abbinamenti, con struttura gustativa piena e fruttata, mai pesante; subisce svinatura e affinamento in acciaio dopo una veloce permanenza in barriques di secondo passaggio per pulirlo e arrotondarlo. Nelle ultime annate si è preferito sostituire il Cabernet Sauvignon con lo Shiraz che apporta note eleganti e meno dure.
La sperimentazione in cantina è costante e ogni soddisfacente risultato ottenuto non è considerato come punto di stasi autocelebrativa.

L'elegante "Cometa" vendemmia 2001, da uve Fiano in purezza, ha poi regalato intense sensazioni gusto-olfattive che ricordano le erbe aromatiche e selvatiche della metafisica campagna siciliana di agosto: il calore del sole nella robustezza alcolica, la terra riarsa nella mineralità dei sapori, il carattere del territorio nel timo selvatico, mentre nella sorprendente persistenza aromatica si vede in lontananza il mare…

Una vera sorpresa è stato il quarto vino in degustazione, il "Cerasuolo di Vittoria" vendemmia 2001 - doc, da uve Frappato e Nero d'Avola. Questa è la Sicilia del mare, quella più fresca e odorosa di fiori. Un vino rosso con riflessi di rosa che si può immaginare di bere su una terrazza a Taormina all'ombre delle zagare, accompagnato magari da una fresca insalata di mare; con note uniche di datteri e di fiori, che va bevuto fresco perché dotato di poca struttura, ma di grande territorialità. Un capolavoro delle sabbie rosse e leggere di quel lembo di Sicilia così caro ai Greci.

L'internazionalità del quinto vino, lo "Shiraz" vendemmia 2000, non è sinonimo di adeguamento commerciale alle mode gustative, ma manifesta un'intelligente rivisitazione delle potenzialità di questo versatile vitigno. Anche in questo caso si percepisce il territorio con le sue peculiarità, il terroir, cioè il risultato dell'armonica fusione fra lavoro dell'uomo e potenzialità della terra e del clima che detta le linee guida della produzione. Un vino intenso e persistente con note di cioccolato e di erbe e una forte similitudine con il Nero d'Avola. Da lasciar invecchiare anche 7 anni.

L'ultimo vino in degustazione è stato il Nero d'Avola in purezza, il "Santa Cecilia" vendemmia 1999, un vero portabandiera della filosofia dell'azienda: il dichiarato desiderio di rifondare le basi della Sicilia enologica, così numerose e meravigliosamente differenti fra loro.

Silvia Mancini

 

 


 

Pagina precedente