Associazione Italiana Sommeliers Delegazione di Cremona |
DEGUSTAZIONE: |
Ovvero: In vino veritas.
Il salone dell'Hotel Ponte di Rialto a Crema è gremito di gente. Ad attirare così tante persone a questa serata sono due personaggi, più o meno famosi (per chi segue il mondo del vino lo sono entrambi), sicuramente particolari. Il primo ha ormai più di un secolo di vita e di storia alle sue spalle. Il secondo è un giornalista affermato, direttore di Winereport.com e collaboratore di diverse riviste del settore (Spirito Divino, Il Corriere Vinicolo, Decanter, Harpers, Wine Business Monthly) tra cui AIS Lombardia News.
Per chi non lo avesse ancora capito, stiamo parlando di Messer Brunello da Montalcino e di Franco Ziliani. Il "Brunello" è venuto a raccontarci che cosa gli è capitato nel 1999, attraverso le parole di Franco Ziliani.
Pronti via!
Si provano i microfoni; breve presentazione della serata da parte di Delfina Piana, nostra delegata provinciale; un richiamo ai prossimi appuntamenti tra cui l'annuale gita della delegazione che avrà come meta il Piemonte; i ringraziamenti ai Delfina's Boys (ovvero i ragazzi che si sono occupati del servizio); si parte.
La voce di Franco, nonostante la comprovata esperienza, sembra lasciar trasparire una certa emozione. Sarà forse per i postumi di una recente influenza e perché reduce dalla "canonica" settimana degli assaggi in Toscana (prima il Chianti Classico, poi il nobile di Montepulciano e infine tre giorni con il Brunello di Montalcino) dove affluiscono giornalisti da tutto il mondo. Pare quasi un pugile su un ring. All'inizio è guardingo, sembra studiare l'avversario (la platea).
Poi, piano piano, complice l'amico Brunello, prende le misure e la serata si riscalda. Il vino, ancorché assunto in dosi moderate, (non dimentichiamo che almeno nelle occasioni ufficiali il sommelier non beve, degusta) ha sulla sua lingua lo stesso effetto di una ceretta depilatoria ed elimina gli ultimi peli superflui. Avviene il contatto, si costituisce il feeling con la platea e a mano a mano che la serata procede la sua voce si scalda, le sue parole calamitano sempre di più l'attenzione degli astanti.
Le note sul vino, gli aneddoti, le curiosità, si susseguono. Ecco venire fuori l'istrione, il "franco" tiratore, il grillo s parlante. Ammicca, accarezza; ora brandisce un fiore, ora un randello; stuzzica, punzecchia e al fin della licenza tocca. Ma ora basta parlare di lui. Non dimentichiamoci che il vero protagonista della serata è Messer Brunello da Montalcino. La serata ci offre la possibilità di confrontare prodotti di grande livello di cinque cantine diverse, tutti della stessa annata:
Ruffino TENUTA GREPPONE MAZZI Brunello di Montalcino DOCG 1999 Alcool 14% vol. Prezzo in enoteca: 37 € c.a | ||
Agricola
San Felice CAMPOGIOVANNI Brunello di Montalcino DOCG 1999 Alcool 13,5% vol. Prezzo in enoteca: 35 € c.a | ||
Società
Agricola Argiano ARGIANO Brunello di Montalcino DOCG 1999 Alcool 14% vol. Prezzo in enoteca: 42 € c.a | ||
Antinori PIAN DELLE VIGNE Brunello di Montalcino DOCG 1999 Alcool 14% vol. Prezzo in enoteca: 45 € c.a | ||
| Azienda
Agricola di Francesco R. Leanza PODERE SALICUTTI Brunello di Montalcino DOCG 1999 Alcool 14,5% vol. Prezzo in enoteca: 66 € c.a |
Franco Ziliani ci introduce alla degustazione, passando attraverso qualche cenno storico e qualche dato tecnico sulla produzione del Brunello di Montalcino. In particolare, richiama l'attenzione sull'utilizzo del sangiovese, che il disciplinare prevede in purezza. Solleva qualche dubbio sul fatto che ci siano licenze più o meno smaccate nell'utilizzo non consentito di altre uve che, come sostiene lui, altro non fa' che danneggiare il prestigio del prodotto e la credibilità dei produttori seri.
Peraltro i produttori della zona che si sentissero troppo stretti nelle maglie rigide di questo disciplinare hanno a disposizione la DOC Sant'Antimo. Qualche indicazione ci viene data sull'ubicazione dei circa 1900 ettari di vigneto, evidenziando la differenza e le prerogative delle varie zone. Molti produttori preferiscono assemblare le uve provenienti da varie zone con l'intento di dare maggiore uniformità e continuità al prodotto, ma ci sono anche quelli che preferiscono vinificare le uve di un'unica zona facendone spiccare le caratteristiche. Anche qui, come d'altro canto succede anche in Piemonte con il Barolo, è accesa la diatriba tra tradizionalisti, cioè coloro che preferiscono utilizzare, per l'affinamento del vino i legni grandi e gli innovatori, ovvero quelli che si sono votati al più moderno utilizzo della barrique.
In ogni caso, afferma Franco Ziliani, è importante che, aldilà di quello che legittimamente dicono le varie guide, il consumatore "bevendo" e non semplicemente "degustando" i vini, possa esprimere un proprio autonomo parere. I vini comunicano e un vino ben fatto - prosegue - deve parlarci subito del territorio e delle sue origini.
Ma veniamo ai prodotti in degustazione.
Il primo, il Greppone Mazzi, è in produzione dal 1979. Le uve provengono dalla zona nord-est del territorio di Montalcino, dalla zona dei Greppi. Terreni poveri, collocati ad un'altitudine tra i 200 e i 400 metri. Allevamento a cordone speronato con una densità di circa 5000 piante/ha. Il vino ha fatto due settimane di fermentazione alcolica e si è affinato per 3 anni in botti grandi da 30/60 ettolitri. Si presenta con un bel colore rubino vivo e brillante che dichiara immediatamente le uve di origine. Al naso risulta ancora molto chiuso. È possibile riscontrare delle note terrose e minerali oltre a profumi di selvaggina e di cuoio. Anche in bocca denuncia la sua riservatezza e la necessità di ulteriore maturazione. Si presenta ben equilibrato con un bel futuro davanti a sè.
Il secondo vino è il Campogiovanni dell'Agricola San Felice, azienda, quest'ultima che, con il Vigorello, ha dato origine al fenomeno dei supertuscans. L'azienda opera a Montalcino dall'inizio degli anni ottanta ed ha qui quattordici ettari di vigneto coltivati a cordone speronato, ad un'altezza oscillante tra i 250 e 300 metri sul versante sud-ovest del territorio, quello più esposto agli influssi benefici dei venti miti che provengono dal mare. I terreni sono in prevalenza sabbiosi e argillosi. La macerazione è più lunga del vino precedente: venti giorni. La malolattica avviene in acciaio cui segue la maturazione per tre anni in botti di rovere di Slavonia da novanta ettolitri. Ci troviamo, rispetto al vino precedente, con una componente aromatica molto più sviluppata. Belle note balsamiche, menta soprattutto, e poi ciliegia, prugna. In bocca conferma una buona evoluzione, piacevole, con tannini morbidi. Un vino senza spigoli, di grande finezza ed equilibrio. Un vino già pronto, ben rappresentativo del territorio.
Passiamo al terzo vino. Siamo nella zona sud-est del territorio di Montalcino. Qui nascono vini di buon corpo e dolcezza, spesso utilizzati dai produttori per equilibrare la freschezza, la fragranza e l'acidità dei vini prodotti nella parte settentrionale del territorio. A breve distanza si scorge la mole del monte Amiata che offre la sua benevola protezione a questa zona. Qui nasce Argiano. La tenuta consta di 48 ettari esposti a mezzogiorno. Il terreno è formato da calcari marnosi e argille. Il vino subisce una macerazione di due settimane. L'affinamento avviene per dodici mesi in barriques di rovere di secondo passaggio e per altri dodici in botti grandi. A titolo di curiosità, Franco Ziliani, ci ricorda che, storico consulente di questa tenuta, è Giacomo Tachis. Con questo vino facciamo un ulteriore passo in avanti dal punto di vista della complessità aromatica. Profumi più fitti Molto ben definiti i caratteri floreali e fruttati, ma emergono anche note di cuoio, sottobosco e una bella speziatura e soprattutto, ci fa notare Ziliani, ginepro e pepe nero. E anche qui troviamo una spiccata mineralità. Un vino che nonostante le premesse lascia intravedere la necessità di una ulteriore maturazione in bottiglia. In bocca risulta meno rotondo e morbido e con un corredo tannico più importante. Un vino, comunque di grande complessità ed equilibrio che promette una eccellente tenuta nel tempo. Riscopritelo tra qualche anno.
È il turno del Pian delle Vigne e qui entra in campo un pezzo della storia vitivinicola italiana e soprattutto toscana: Antinori. La tenuta Pian delle Vigne è proprietà della famiglia Antinori dal '95. Si compone di centottantasei ettari di cui 60 vitati interamente a sangiovese. Si trova a 130 metri di altezza ed è esposta interamente a sud-est. Terreno argilloso-calcareo, ricco di scheletro. Per la produzione di questo vino, si comincia con una pigiatura soffice delle uve, macerazione in acciaio per 15-20 giorni e maturazione in botti di rovere da 30-100 ettolitri per due anni. Franco Ziliani ci racconta di come a suo parere il Pian delle Vigne non abbia ancora trovato una sua precisa identità e di come le varie annate da lui degustate abbiano espresso risultati altalenanti. Questo vino si presenta subito con un colore più intenso rispetto ai precedenti. Nulla di anomalo ammicca Ziliani, che, da quello che ci riferisce, deve averne viste sicuramente di tutti i colori in quel di Montalcino. L'assaggio manifesta caratteristiche tali, per colore, profumi e gusto, da far supporre un possibile uso delle barriques che però non è menzionato dal produttore. Un vino tecnicamente ineccepibile ma forse poco emozionante. La presenza del legno risulta un po' troppo invadente. Un vino in ogni caso ancora molto chiuso. Un vino che a diversità degli altri in degustazione si identifica meno con il territorio di appartenenza.
Per finire passiamo al Podere Salicutti. Il podere è formato da 11 ettari di cui 4 vitati, esposti a sud/sud-est, sud/sud-ovest. Il produttore ha sposato la filosofia del biologico. Per l'affinamento usa sia botti grandi che barriques. Un vino con un bellissimo colore, di grande eleganza. Bellissimo anche l'impatto al naso, anche se il legno è forse, a detta di Ziliani, un po' troppo invadente. In bocca è sicuramente più convincente: bella mineralità, buona struttura tannica. In ogni caso ci troviamo davanti ad un vino che si esprime al 40-50% e che ha davanti a sè una grande tenuta.
I vini in degustazione, pur con tratti diversi, dati dalla mano del produttore, rispecchiano complessivamente molto bene il territorio di provenienza: Montalcino.
Alla fine della degustazione arrivano le domande. Una platea attenta e curiosa incalza Franco Ziliani che ancora racconta, parla, ironizza, divaga su mille aspetti, catturando l'attenzione del pubblico che alla fine lo saluta con un fragoroso applauso.
Marco Morlotti