A "La Tenda Rossa" di Cerbaia Val di Pesa, lunedì 19 maggio 2003. Eleganza, raffinatezza in ogni particolare di ambientazione, servizio e presentazione: la cena al ristorante giustamente premiato da fama e rinomanza, è stata l'occasione per un'esperienza culinaria superba. Adagiati su comode sedie, con la simpatica compagnia dei colleghi e amici sommelier, dolcemente cullati da musica, atmosfera e da uno spumante Marchese Antinori Brut, sboccato 2002, servito da attente e gradevoli signorine, abbiamo assaggiato, come piccolo antipasto, una Pappa al pomodoro con gamberetto cotto al vapore, forse un omaggio al toscano Giamburrasca, da parte di un ristorante che si ispira, dialoga, ma non si limita alle straordinarie materie prime del territorio (anche l'acqua minerale non gasata viene dall'Appennino Tosco-Emiliano…). La sinfonia della cena è iniziata con il dentice fresco leggermente affumicato in conchiglia di sfoglia con crema di formaggio all'arancio, fondente di porro e cubetti di fegato grasso, seguito da piccoli calamaretti cristallizzati in vellutata di carciofi alla maggiorana con filo di olio a crudo, i cui delicati sapori sono stati amplificati da un Sauvignon in purezza Conteso di Fossi 2000. Abbiamo poi assaggiato cannolini di sfoglia allo zafferano spadellati con dadolata di magro d'agnello rosolato al rosmarino e sacchettini di anatra muta con zabaione di pecorino, entrambi lodati e apprezzati da tutti i commensali, come pure il Rosso di Sera Fattoria Poggiopiano '99, un Sangiovese con un 10% di Colorina, che li completava. Le entrée, a scelta, erano un petto di piccione farcito sotto pelle con fegato grasso in salsa di Porto e le coscette in foglie di spinaci, - croccanti, queste ultime, sfiziose, come il resto - oppure un filettino di "Cinta senese" gratinato in crosta di pinoli, semi di finocchio e pepe nero con cicoria stufata, - gradevole, ma non eccelso - oppure il filetto "Chianino" in mantello aromatizzato al timo con salsa di porcino essiccato e puré di fagioli Zolfini - un must del Chianti, rivisto e arricchito con ingredienti locali. Il vino scelto per accompagnare questi piatti era un Cabernet Sauvignon Nemo Castello di Monsanto 1993. Due i magnifici, golosi dessert: una zuppa di ricotta con mousse di cioccolato e lampone con cialda di grano saraceno e un soufflé di fragole con salsa di cioccolato bianco in cestino di fondenti, presentati, purtroppo, alternati ai commensali, (un rammarico, rinunciare ad uno dei due); hanno consolato le note aromatiche di un Semillon in purezza Pourriture Noble Petreto 2000 Pontassieve. Piccola pasticceria e caffè per concludere la cena. Marie Vida |
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