Castello di Brolio

 

LA STORIA

La storia di Brolio e quella dei Baroni Ricasoli sono legate tra loro fin dal XII secolo, quando la proprietà di queste terre fu ceduta dalla Repubblica di Firenze ai Ricasoli. Era il 1141 e per oltre trecento anni furono attività militari a impegnare la nobile famiglia che della difesa dei territori di Firenze contro la rivale Siena fece il suo impegno primario. Quando poi nel 1478 le due città firmarono la pace, i Ricasoli continuarono a ricoprire importanti cariche militari (il Chianti subì fino a buona parte del XVI secolo le dure conseguenze delle varie invasioni straniere) alternandole alle attività politiche in Firenze, a quelle agricole in Brolio e nelle loro altre proprietà. Il nome della famiglia Ricasoli è legato indissolubilmente alla individuazione del Sangiovese come vitigno principale per i vini del Chianti Classico: nella seconda metà dell'800 il Barone Bettino Ricasoli ne indicò la primaria presenza in quell'assemblaggio di vitigni che si sarebbe poi chiamato Chianti Classico.

 

 

 

 

LA PROPRIETA'

La proprietà di Brolio, compresa nei comuni di Gaiole in Chianti e, in minima parte, di Castelnuovo Berardenga, si estende per oltre 1.200 ettari, per lo più ricoperti da boschi. Si tratta di un bacino di grande equilibrio naturale, dove non a caso vive una fauna ricca che consente di incontrare lungo i vari sentieri volpi, caprioli, istrici, cinghiali. Ma l'aspetto che caratterizza tutte le terre di Brolio, sia pure in misura più o meno consistente, è la presenza del sasso, quella pietra scura, chiamata colombino perché ricorda le piume dei colombi, che ritroviamo in tutte le case coloniche e che ha sempre reso difficile qualsiasi coltura. Clima, giacitura e origine dei terreni rendono questa zona particolarmente vocata alla coltivazione della vite che ama le terre difficili. E a questo è da aggiungersi la straordinaria tradizione che la famiglia Ricasoli ha espresso nel corso dei secoli nella produzione di vini di qualità. Al punto da rendere Brolio sinonimo di vino italiano.

I VIGNETI

Alla coltivazione della vigna è destinato circa un quinto dell'intera proprietà, 227 ettari dalle differenze anche sensibili per quanto riguarda altimetria e tipologia dei terreni. Nel 1994 a Brolio è iniziato il rinnovo degli impianti vitati e la densità media dei ceppi ad ettaro è oggi di 5.500 - 6.200 piante. La gran parte delle vigne - oltre 150 ettari - è destinata al Sangiovese con i cloni storici di Brolio provenienti da selezione massale. Sono inoltre presenti come uve a bacca rossa Merlot, Cabernet Sauvignon e Canaiolo, come uve a bacca bianca Chardonnay e Malvasia toscana. La forma di allevamento prescelta è il cordone speronato, l'impalcatura delle piante è molto bassa per beneficiare il più possibile del calore della terra. La mappa dei vigneti di Brolio può essere suddivisa in sette diversi accorpamenti, accomunati dalla vocazione per la coltivazione arborea e la bassa resa produttiva. Li distingue la situazione pedo-climatica che influenza i tempi di maturazione e quindi un differente calendario di vendemmia.

 

 

 

 

 

 

 

 
 
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